L'Uomo dell'Acqua
Data: 06/12/2019
Shídán era un giovane Bahá’í che proveniva da una famiglia molto ricca e viveva in una delle zone più opulente del nord di Teheran. Le Feste del
Diciannovesimo Giorno cui partecipava erano organizzate da Bahá’í che erano tutti benestanti e sofisticati come lui. La ragione di ciò era che c’erano
migliaia di Bahá’í a Teheran e non potevano partecipare tutti alla stessa Festa del Diciannovesimo Giorno. L’Assemblea Spirituale Locale aveva quindi
diviso la città in molte zone e i Bahá’í andavano alla Festa fatta nella loro zona.
Quaranta anni fa’, quando a Teheran c’erano poche macchine, Shídán andò alla Festa del Diciannovesimo Giorno con la sua macchina, come facevano tutti i Bahá’í delle vicinanze e una delle cose di cui tenevano conto quando sceglievano la casa in cui fare la successiva Festa era la grandezza della strada e se potevano parcheggiarci tutte le loro macchine.Molti anni dopo Shídán raccontò ad un suo amico la seguente storia:
“Le nostre Feste del Diciannovesimo Giorno venivano sempre fatte in case grandi, con costosi tappeti e magnifici mobili e i Bahá’í arrivavano con i più recenti modelli di macchine straniere. Ma accadde che tra di noi ci fosse un Bahá’í che si guadagnava da vivere vendendo acqua.
“Devo spiegare che quando ero molto giovane non c’erano condotte di acqua a Teheran. Ogni nostra casa aveva un serbatoio che veniva riempito da un torrente aperto che fluiva dal nord al sud della città. Quest’acqua veniva giustamente pulita dopo che era stata messa nel serbatoio e molti la usavano anche per bere, ma i ricchi che vivevano nel nord di Teheran erano soliti comprare l’acqua da bere. Proveniva da una sorgente e veniva trasportata nelle loro case dagli uomini dell’acqua con dei carretti.
“Questi uomini dell’acqua erano i più poveri della città. Venivano pagati con piccole monete per ogni secchio d’acqua che vendevano e i soldi che guadagnavano ogni giorno non erano sufficienti per comprarsi del cibo decente alla sera.
“Un uomo dell’acqua portava in tasca una borsa nella quale mettevano generalmente i vecchi tappeti che la gente buttava via. Indossava lunghi stivali di gomma che spesso si faceva da solo cucendo insieme vecchi pezzi di gomma. Infilava i suoi pantaloni negli stivali per proteggerli dall’acqua, ma non riusciva mai a restare asciutto. Ogni volta che vedevi un uomo dell’acqua, era bagnato e inzaccherato e quello che partecipava alle nostre Feste del Diciannovesimo Giorno era proprio come gli altri.
Quell’uomo non perse mai una Festa. Entrava silenziosamente e stava nel passaggio vicino alla porta della stanza dove c’era la Festa in modo da sentire cosa accadesse. Sembrava preoccupato per paura che la sua presenza offendesse gli altri e faceva molta attenzione a non toccare le cose costose che lo circondavano con i suoi stivali e vestiti bagnati. Non l’ho mai sentito parlare e non era sicuro che capisse molto di quello che veniva letto e che potesse seguire le nostre discussioni sofisticate. Ero molto giovane e diffidente in quei giorni e non feci domande. Ma spesso mi chiedevo come quell’uomo dell’acqua potesse vivere nella nostra zona. Forse veniva direttamente dal lavoro o forse vive in una di quelle tane per cani nelle collinette fuori città, non molto lontano. Quell’uomo mi incuriosiva e spesso lo guardavo andare e venire.
Una sera fu letto un notiziario nel quale c’era uno speciale appello per i fondi. L’Assemblea Nazionale non poteva mantenere i suoi impegni e il progresso della Causa nel nostro paese dipendeva dalle donazioni fatte dagli amici con sacrificio. La risposta dei presenti alla Festa fu immediata. Gli uomini tirarono fuori i loro portafogli, le signore aprirono le loro borsette e grosse banconote furono ad una ad una cadevano nella scatola dei Fondi. Guardai l’uomo dell’acqua. Non mostrava alcun segno di reazione. Aveva capito quello di cui parlava la circolare?
“Quando fu il momento della parte sociale della Festa, le persone iniziarono a muoversi e a parlare l’un l’altra. Nessuno fece caso all’uomo dell’acqua – eccetto me. Lo vidi guardarsi intorno come per assicurarsi che nessuno lo stesse guardando, poi tirò fuori la sua borsa, allentò il cordoncino e ne versò tutto il contenuto nella sua mano. Poi, ancora timoroso di essere visto, si avvicinò alla scatola del Fondo, ci versò i suoi soldi e silenziosamente se ne andò.
“Ero sopraffatto dall’emozione, ‘stanotte l’uomo avrà fame. Mi chiedevo se avesse una famiglia da nutrire. Che succede se si ammala e domani non può lavorare? Ha dato tutto quello che aveva – ogni singolo centesimo! Chi di noi aveva dato tutto quello che possedeva? Dio dice che Lui ripagherà ciò che noi Gli diamo, ma i soldi di quell’uomo sono troppo preziosi per essere restituiti. Dio li accetterà tutti e nessuno di essi sarà restituito.’”
Quaranta anni fa’, quando a Teheran c’erano poche macchine, Shídán andò alla Festa del Diciannovesimo Giorno con la sua macchina, come facevano tutti i Bahá’í delle vicinanze e una delle cose di cui tenevano conto quando sceglievano la casa in cui fare la successiva Festa era la grandezza della strada e se potevano parcheggiarci tutte le loro macchine.Molti anni dopo Shídán raccontò ad un suo amico la seguente storia:
“Le nostre Feste del Diciannovesimo Giorno venivano sempre fatte in case grandi, con costosi tappeti e magnifici mobili e i Bahá’í arrivavano con i più recenti modelli di macchine straniere. Ma accadde che tra di noi ci fosse un Bahá’í che si guadagnava da vivere vendendo acqua.
“Devo spiegare che quando ero molto giovane non c’erano condotte di acqua a Teheran. Ogni nostra casa aveva un serbatoio che veniva riempito da un torrente aperto che fluiva dal nord al sud della città. Quest’acqua veniva giustamente pulita dopo che era stata messa nel serbatoio e molti la usavano anche per bere, ma i ricchi che vivevano nel nord di Teheran erano soliti comprare l’acqua da bere. Proveniva da una sorgente e veniva trasportata nelle loro case dagli uomini dell’acqua con dei carretti.
“Questi uomini dell’acqua erano i più poveri della città. Venivano pagati con piccole monete per ogni secchio d’acqua che vendevano e i soldi che guadagnavano ogni giorno non erano sufficienti per comprarsi del cibo decente alla sera.
“Un uomo dell’acqua portava in tasca una borsa nella quale mettevano generalmente i vecchi tappeti che la gente buttava via. Indossava lunghi stivali di gomma che spesso si faceva da solo cucendo insieme vecchi pezzi di gomma. Infilava i suoi pantaloni negli stivali per proteggerli dall’acqua, ma non riusciva mai a restare asciutto. Ogni volta che vedevi un uomo dell’acqua, era bagnato e inzaccherato e quello che partecipava alle nostre Feste del Diciannovesimo Giorno era proprio come gli altri.
Quell’uomo non perse mai una Festa. Entrava silenziosamente e stava nel passaggio vicino alla porta della stanza dove c’era la Festa in modo da sentire cosa accadesse. Sembrava preoccupato per paura che la sua presenza offendesse gli altri e faceva molta attenzione a non toccare le cose costose che lo circondavano con i suoi stivali e vestiti bagnati. Non l’ho mai sentito parlare e non era sicuro che capisse molto di quello che veniva letto e che potesse seguire le nostre discussioni sofisticate. Ero molto giovane e diffidente in quei giorni e non feci domande. Ma spesso mi chiedevo come quell’uomo dell’acqua potesse vivere nella nostra zona. Forse veniva direttamente dal lavoro o forse vive in una di quelle tane per cani nelle collinette fuori città, non molto lontano. Quell’uomo mi incuriosiva e spesso lo guardavo andare e venire.
Una sera fu letto un notiziario nel quale c’era uno speciale appello per i fondi. L’Assemblea Nazionale non poteva mantenere i suoi impegni e il progresso della Causa nel nostro paese dipendeva dalle donazioni fatte dagli amici con sacrificio. La risposta dei presenti alla Festa fu immediata. Gli uomini tirarono fuori i loro portafogli, le signore aprirono le loro borsette e grosse banconote furono ad una ad una cadevano nella scatola dei Fondi. Guardai l’uomo dell’acqua. Non mostrava alcun segno di reazione. Aveva capito quello di cui parlava la circolare?
“Quando fu il momento della parte sociale della Festa, le persone iniziarono a muoversi e a parlare l’un l’altra. Nessuno fece caso all’uomo dell’acqua – eccetto me. Lo vidi guardarsi intorno come per assicurarsi che nessuno lo stesse guardando, poi tirò fuori la sua borsa, allentò il cordoncino e ne versò tutto il contenuto nella sua mano. Poi, ancora timoroso di essere visto, si avvicinò alla scatola del Fondo, ci versò i suoi soldi e silenziosamente se ne andò.
“Ero sopraffatto dall’emozione, ‘stanotte l’uomo avrà fame. Mi chiedevo se avesse una famiglia da nutrire. Che succede se si ammala e domani non può lavorare? Ha dato tutto quello che aveva – ogni singolo centesimo! Chi di noi aveva dato tutto quello che possedeva? Dio dice che Lui ripagherà ciò che noi Gli diamo, ma i soldi di quell’uomo sono troppo preziosi per essere restituiti. Dio li accetterà tutti e nessuno di essi sarà restituito.’”